Bonifica dei materiali contenenti amianto in matrice friabile

Bonifica dei materiali contenenti amianto in matrice friabile

Giu 25, 2019 Amianto Di admin

L’amianto è stato per lo più commercializzato sotto forma di eternit, un materiale usato in edilizia per le sue proprietà meccaniche, perché è possibile realizzare fogli molto sottili da usare per coperture lisce ed ondulate oppure cisterne e per la sua capacità isolante rispetto al calore.

Infatti con un pannello molto sottile in eternit si riesce ad abbattere lo scambio termico fra due ambienti e quindi ha avuto molto successo come elemento per le coperture dei tetti, sotto forma di ondulati, per isolamento di tubature e in applicazioni particolari.

L’eternit

Si tratta di una matrice cementizia a pasta sottile in cui sono immerse fibre di silicato di alluminio comunemente note come amianto o asbesto. Queste devono il loro successo al fatto che garantiscono una certa flessibilità al cemento e gli conferiscono una notevole tenuta allo sforzo, ma purtroppo dopo alcuni anni di utilizzo si è cominciato a notare l’incidenza di una patologia polmonare con esito tumorale chiamata asbestosi, che è una particolare forma di silicosi che conduce ad una morte dolorosa e con un decorso estremamente lungo. È infatti molto difficile da scoprire e riuscire a individuare i segni della malattia se non dopo parecchi anni di esposizione all’amianto disperso.

Purtroppo per sua natura il cemento tende a perdere la sua capacità di formare una matrice solida, soprattutto se viene esposto a condizioni difficili, come per esempio alte temperature, forti sbalzi di umidità e luce solare diretta. La conseguenza principale, quindi, è che molti manufatti realizzati in amianto nelle sue varie forme si sono spesso polverizzati in superficie, liberando le fibre, che non più trattenute dalla matrice cementizia hanno cominciato a disperdersi in aria e ad entrare nel circolo respiratorio delle persone che hanno avuto contatti, anche saltuari, con esse.

Quindi non sono interessati dal rischio di incidenza della malattia soltanto gli operatori come carpentieri o fabbricanti, ma anche gli utenti finali che senza saperlo si sono trovati a respirare costantemente piccolissime quantità di fibre che non vengono smaltite dal sistema immunitario e che di conseguenza finiscono per accumularsi all’interno di alveoli polmonari e causare la malattia degenerativa.

L’asbesto in matrice cementizia quindi dovrebbe essere rimosso non appena individuato, ma ci sono spesso motivazioni di tipo economico che inibiscono la scelta, in particolare legate al costo della rimozione e sostituzione di un manufatto che visibilmente è ancora integro. Purtroppo non ci si può affidare ad una ispezione visuale del materiale non fatta da esperti, perché spesso può essere difficile distinguere la lavorazione superficiale dalle fibre.

A seconda del fabbricante originario, ed è problematico ricostruirne la storia perché gran parte dei manufatti risalgono a molto prima del 1992, anno di messa al bando della produzione di questo materiale. È anche molto difficile reperire schede tecniche attendibili relative al prodotto originario.

Come si presenta l’amianto

Nella sua forma commerciale più diffusa che è l’eternit, solitamente i manufatti di amianto sono difficili da distinguere da quelli di cemento e l’unico elemento ricorrente è lo spessore molto contenuto e spesso sono integrati in parti in muratura che rendono complessa la sua individuazione.

Un manufatto integro deve avere una superficie sottilmente satinata, tendenzialmente liscia e priva di fibre bianche esposte, assolutamente esente da crepe anche sui bordi e non contaminato da flora come per esempio muschi o licheni, che spesso attecchiscono e causano danneggiamenti superficiali. Oltretutto la presenza di questi vegetali è molto pericolosa perché allargano enormemente le microfessure portando alla formazione di crepe considerevoli, anche coadiuvate da un’eventuale infiltrazione di acqua o di umidità di condensa.

Un manufatto in asbesto che presenti alterazioni superficiali è quindi da considerarsi classificato come friabile e questo conduce ad un approccio particolare alla bonifica perché non è assolutamente sicura la rimozione diretta. La presenza di alterazioni superficiali potrebbe essere indice di danni occulti più gravi, quindi per la rimozione è innanzitutto necessaria la valutazione da parte di un esperto dell’effettiva condizione di lavoro.

Rimozione dell’amianto

Per cominciare si provvede all’isolamento dell’area interessata dal manufatto, operazione che si effettua in varie maniere in base alle dimensioni, ma che prevede tipicamente l’impiego di teli in materiale plastico che impediscono alle fibre che inevitabilmente si sollevano da un manufatto fragile o friabile di raggiungere l’ambiente circostante, producendo una contaminazione.

In casi particolarmente gravi si provvede anche alla passivazione della superficie, impiegando una schiuma polimerica adesiva, che conferisce una maggiore tenuta meccanica al manufatto durante la rimozione e trattiene le fibre dalla dispersione.

Può anche essere necessario isolare completamente l’ambiente interessato creando una camera stagna a pressione negativa per consentire agli operatori di lavorare in tutta sicurezza senza il rischio che le particelle e le fibre finiscano fuori dall’area di bonifica dall’amianto.

Che cosa fare per bonificare

Quando ci si trova di fronte ad un manufatto in asbesto friabile l’unica scelta ragionevole è la richiesta di intervento ad una ditta specialistica, perché anche azioni che possono apparire del tutto sicure come per esempio spazzare o passare un aspirapolvere, possono in realtà tradursi in una notevole dispersione di fibre potenzialmente cancerogene e di incrementare notevolmente il rischio di inalazione delle stesse anche dopo periodi di tempo notevoli.

Questo perché i silicati di alluminio sono minerali insidiosi e resistenti, dalla struttura estremamente stabile e che non subiscono alterazioni legate ai comuni aggressivi che si possono trovare in una ambiente di tipo abitativo. A danneggiarsi infatti è la matrice cementizia e non l’effettivo amianto che purtroppo di fatto ha una vita utile virtualmente infinita e può quindi continuare a fare danni anche dopo parecchi anni dalla sua rimozione.

Ovviamente se si elimina la sorgente prima delle fibre il rischio legato all’esposizione cala notevolmente. È anche consigliato contestualmente all’intervento di bonifica, in particolare se il materiale rimosso era friabile, o peggio ancora disperso, avviare uno screening medicale specifico al fine di prevenire per quanto possibile il rischio di insorgenza della patologia.

I costi della bonifica

La bonifica dall’amianto ha un costo molto alto, sia per gli operatori che per chi ne fa richiesta e questo in passato ha portato grossi problemi perché ci sono state omissioni, operazioni inappropriate e danneggiamenti volontari dei manufatti per risparmiare.

Il governo ha già promosso incentivi a partire dal 2017 per spingere in avanti il processo di rimozione dell’amianto dagli ambienti abitativi e lavorativi e per la sua definitiva eliminazione dal circolo, soprattutto per contenere i costi sociali legati alle malattie che ogni anno mietono quasi 4.000 vittime in Italia, con 175.000 nuovi casi nel solo 2015.

Gli incentivi per lo smaltimento dell’eternit in matrice friabile permettono uno sgravio fiscale che può arrivare anche al 65% e fanno parte dei pacchetti per la Green Economy. Se da un lato un manufatto solido può essere portato direttamente in un centro raccolta in un semplice, ma robusto, sacco di plastica, la bonifica per l’amianto danneggiato e la rimozione delle lastre di grandi dimensioni richiede un intervento specialistico ed una trafila particolare.

La rimozione dell’eternit, friabile o solido è una priorità assoluta per la salute pubblica, perché i manufatti sono tutti destinati a deteriorarsi col tempo per via della natura del legante cementizio che, soprattutto nei prodotti più antichi, non rispetta i parametri di durabilità che una matrice moderna potrebbe teoricamente offrire e si disgrega spesso in maniera rapida con poco margine di tempo dalle prime crepe. Capita non di rado che un manufatto passi da integro a friabile nel volgere di pochi anni e che si rompa per via della degenerazione del legante, disperdendo enormi quantità di fibre in aria, mettendo a rischio la salute di moltissime persone.

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